Saman Abbas, la ragazza sparita, probabilmente uccisa dai familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato.

Più di una settimana fa ho letto per la prima volta di Saman, la ragazza pachistana residente a Reggio Emilia che era sparita nel nulla e con essa la sua famiglia. Ad avvolgere di orrore il mistero, già si ventilava l’ipotesi di delitto familiare compiuto perché la ragazza aveva rifiutato un matrimonio combinato. Oggi finalmente questa storia viene mediaticamente fuori con il giusto clamore, solo e soltanto perché la cosa è diventata troppo grossa per essere sottaciuta.

Il cortocircuito tra due capisaldi della visione mondialista della moderna società occidentale era diventato troppo evidente, e qualcosa si doveva pur raccontare alle persone che ormai erano state raggiunte dalla terribile notizia: una giovane donna musulmana è stata uccisa dall’intolleranza di una sottocultura maschilista e patriarcale che guarda caso non è quella occidentale.

Ad una giovane donna figlia di immigrati pachistani è stato definitivamente impedito di integrarsi con la società che l’aveva accolta ed a farlo sono stati il razzismo e l’intolleranza non degli italiani cristiani ma dei suoi familiari.

Ci troviamo nostro malgrado dinnanzi all’ennesimo crack ideologico di una società costruita con una concezione politica “no-border”, senza cioè alcun tipo di confine, non soltanto inteso come frontiera e non esclusivamente fisico, ma sociale, mentale e culturale.

In Italia e di conseguenza in Europa, sono stati negli anni progressivamente e senza alcun tipo di regola o criterio inoculati dei corpi estranei alla nostra storia ed alla nostra tradizione, elementi sociali perennemente in conflitto culturale con i nostri costumi che rifiutano qualsiasi tipo di dialogo, che odiano e che sognano conquista.

E la cosa più brutta, la cosa veramente drammatica è che vogliono farci credere che lo si è fatto per ragioni umanitarie, per altruismo e per bontà d’animo.

In realtà è stata soltanto la logica conseguenza del lavoro di tessitura di un dio malvagio, di un demiurgo malefico non divino ma umano, anzi umanissimo, che mira alla creazione di una società-mercato dove platea dei soggetti raggiungibili, domanda di beni di svariata natura e richiesta di manodopera a basso costo da sfruttare siano un unico enorme corpo solo.

Il vero e più grande successo della mente perversa che ha disegnato una simile società, in cui dei meri interessi economici vengono nascosti ad un osservatore esterno da una coltre fumogena e nebbiosa ammantata di concetti ideologici fasulli, è rappresentato dalla perfetta armonia con cui questo enorme leviatano si muove, non perché tematiche come i diritti civili non siano reali ma semplicemente perché sono astratti e non rapportati con la nostra realtà.

Questo leviatano dispone di truppe di vario livello a cui sono stati affidati diversi compiti che vanno dalla creazione alla promozione, dalla diffusione all’applicazione di temi ed argomenti utili a distrarre le masse, ed ad alimentarle con mangime ideologico inutile, mentre pletore di gendarmi “social” si affannano e si organizzano per la difesa del nuovo pensiero dominante.

La vera vittoria del sistema è stata quella di far credere ai fessi che la propria bontà e le proprie buone intenzioni si manifestano difendendo i deboli e gli ultimi, mentre in realtà stanno solo difendendo i forti ed i potenti.

Cheapeau!