Il titolo non la dice lunga sul testo dell’articolo che seguirà.
Prima di tutto però voglio prima dare una definizione sintetica del fenomeno denominato “Sovranismo”. Esso trae spunto da una visione della società allo stesso tempo identitaria e sociale, che da per scontato l’abbattimento delle barriere ideologiche tra destra e sinistra, non soltanto dal punto di vista della forma, ma anche della sostanza visto che nel “Pantheon” del pensiero sovranista convivono Pound, de Benoist, Marx e il “Che”. Non conoscevamo fino ad un anno fa questa parola, salita in Italia agli onori della cronaca nell’ultimo anno con il governo Gialloverde, molte volte viene nominata a sproposito dai media che la usano spesso e volentieri con un’accezione negativa ed inquisitoria. In Italia è un fenomeno relativamente nuovo, ha alcuni alfieri in pensatori come Diego Fusaro o Massimo Fini di cui ho condiviso il “Manifesto dell’antimodernità” ed è attualmente in evoluzione. Il sovranismo in soldoni basa la sua idea nel ritorno alla sovranità ceduta col tempo ad autorità sovranazionali autoregolamentate che a loro volta sostengono ed adorano un modello sociale ultraliberista e cosmopolita che invece i sovranisti aborrano.
Veniamo però al nocciolo della questione senza cedere alla tentazione di dare una definizione a tutti questi “ismi” che sono in circolazione.
Uno dei princìpi del sovranismo è il “Multilateralismo”, il sostenimento cioè di una visione del mondo in cui non è più un solo attore internazionale a dettare le regole ed ad esserne il “Gendarme”, ruolo fino ad oggi interpretato dagli Stati Uniti d’America, ma la salita in auge di altre potenze come la Russia, la Cina, l’India ed altre nazioni emergenti sullo scacchiere internazionale, che possono e devono oggi aspirare ad essere dei partner commerciali di paesi economicamente evoluti come il nostro, al fine di ampliare le relazioni commerciali, estendendole verso mercati che sono ad oggi preclusi.
Cosa c’è di male in tutto ciò? In un mondo ideale nulla, solo che è bastato il “Sì” del Governo Conte alla “Nuova Via della Seta”, un nuovo sistema infrastrutturale da centinaia di miliardi di dollari e migliaia di chilometri voluto dalla Cina, che vede l’Italia direttamente coinvolta in quanto ultimo porto del Mediterraneo prima del transito delle merci verso il nord dell’Europa, per mandare in tilt il sistema attualmente dominante basato sul libero mercato che poi tanto libero non è, visto che guarda sempre solo ad Occidente.
Tralasciamo le reazioni isteriche della UE che ha prontamente ribadito la superiorità della propria autorità rispetto a quella nazionale italiana, rammentando come una simile scelta non sia di competenza di un singolo Stato ma dell’Unione, e concentriamoci sul risultato che le pressioni internazionali hanno comportato sul già fragile patto di governo tra pentastellati e leghisti.
Mentre Di Maio e Conte ma anche Tria hanno benedetto questo accordo (e non è un caso che nei mesi precedenti l’accordo, Di Maio si sia recato per ben due volte in Cina, così come non lo è il fatto che tra pochi giorni il presidente cinese Xi Jinping inaugurerà in Italia il proprio tour europeo, visitando la nostra nazione prima della Francia e della Germania), Matteo Salvini ha inizialmente parlato di prudenza, per poi finire ad alzare le barricate con frasi del tipo: “Non saremo mai colonia di nessuno”.
Ma dico, caro Matteo, dove sei stato fino ad oggi? Dai uno sguardo intorno a te e fai una valutazione sull’Italia che tu sostieni debba “venir prima” del resto. Non ti sembra già colonia e suddita?
Per l’amor di Dio, Matteo Salvini e la Lega mi piacciono come alleati, hanno affidabilità e soprattutto non sono mendicanti come il PD o il resto del panorama politico italiano, però già hanno dimostrato anche in altre occasioni di essere vittime di sbandamenti ideologici rispetto a quelli che un “Sovranista” dovrebbe professare e mi riferisco alle parole pronunciate in Israele da Salvini su Hezbollah definiti terroristi islamici quando si tratta in realtà di un movimento che occupa una posizione di tutto rispetto del delicato scenario mediorientale e che ha dato un sensibile contributo di tasca e di sangue alla lotta che ha estirpato l’Isis da quelle terre, e lo scetticismo manifestato sulla posizione assunta dal governo riguardo la situazione Venezuelana dove è in atto un vero e proprio golpe nei confronti di un presidente legittimamente eletto, ad opera di forze straniere filoamericane, blandite dallo stesso Salvini. L’Italia ha assunto una posizione di neutralità, andando a sostenere gli sforzi diplomatici di molti paesi dell’America del Sud che hanno preferito seguire la via del dialogo, così come hanno fatto la stragrande maggioranza dei paesi rappresentati nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Quello che in definitiva mi lascia più da pensare è che alla Lega di Matteo Salvini sia stata attribuita un’etichetta che non è strettamente corrispondente con la realtà. La mia però è ben lungi da essere una critica nei confronti del partito di Salvini, tuttavia mi si lasci considerare che così facendo, si inducono i cittadini che si riconoscono in un certo modo “sovranista” di concepire la società, a percepire la Lega come corrispondente alla propria una visione del mondo, quando gratta gratta poi non è così.