Nostalgia

Quanto è bello quel detto antico che recita: “Si stava meglio quando si stava peggio”; con questo non voglio accendere il solito luogo comune ma è impossibile non provare un sentimento di nostalgia che ci assale quando pensiamo che c’è stato un tempo in cui tutto si poteva risolvere soltanto con il lavoro e con il sacrificio mentre oggi sappiamo che non è più così. In questi momenti la nostalgia ci assale e ci fa ricordare che c’è stato un tempo in cui tutto era tutto più semplice, non si correva, anzi, non si rincorreva nessuno e la “crescita” non era ancora diventata un’ossessione ed un altare sul quale sacrificare i diritti sociali delle persone. 

La nostalgia io la provo per il tempo in cui eravamo i primi al mondo per risparmio privato, le famiglie godevano di buone capacità di acquisto e la moneta valeva la metà di oggi ma durava esattamente il doppio.

Nostalgia è per un tempo in cui con lo stipendio di un milione e ottocentomila lire ti sentivi ricco (il sottoscritto con uno stipendio da gavetta di settecentomila lire al mese ci ha fatto il signore per un intero inverno andando in vacanza al mare tropicale per ben due settimane).

Nostalgia è per un tempo in cui se le scarpe si rompevano si portavano dal calzolaio, provo nostalgia per quelle volte che si andava dai sarti a farsi aggiustare i jeans, nostalgia per quando si andava dal falegname di paese per commissionare una scarpiera e per quando con mille lire ci giocavi cinque partite al bigliardino da “Bertuccio”. 

Oggi si compra tutto nuovo, la rincorsa all’acquisto è diventata un rito, il mondo è diventato Ikea, l’essere umano una bestia da consumo e (mannaggia) il bigliardino non lo tiene più nessuno.

Provo nostalgia per quel tempo in cui la differenza era un valore egualmente tutelato e non accantonato rispetto all’egualitarismo ed alla massificazione, nostalgia per quando non mi sentivo preso per il culo con la terminologia inglese che oggi viene utilizzata dai grandi per nascondere le peggiori nefandezze dietro a termini tipo Austerity, Authority, Job Act, Spending Review, Privacy; e dai piccoli che scrivono “Happy” per descrivere la propria felicità, “Kiss” per immortalare l’intensità di un bacio e “Mood” per descrivere uno stato d’animo. 

Provo nostalgia per quel senso tipicamente italiano e romantico di affrontare la vita che ha fatto l’Italia grande nel mondo non perche ricca ma perché sfaccettata e polivalente.

Da questo profondo e struggente sentimento nasce la mia critica alla modernità. Dalla nostalgia nascono grandi argomenti e nuovi ideali come la sovranità che è in contrasto con la massificazione, il multilateralismo che si sovrappone alla visione unica, e l’identità che è in lotta con il globalismo. 

Per fissare meglio i miei scritti e far sì che non si disperdano nel mare magnum di Facebook, per dare voce e promuovere una visione del mondo che attualmente è in auge ma fortemente osteggiata dai media tradizionali e per fare rete con altri liberi pensatori che come me si sentono rivoluzionari sotto questo punto di vista, rinasce il mio blog. In chiave identitaria, sovranista e tradizionale che interpreta la politica non più secondo i vecchi e superati canoni di  “destra contro sinistra” ma completamente nuova e verticale: “il piccolo contro il grande”, “il sotto contro il sopra”, “il popolo contro le élite”.  Buona lettura a tutti.