Politica e media hanno creato un mostro e quel mostro sono io.

Quando penso a questa frase specificando “Io”, ovviamente includo tutti coloro che stanno vivendo questa allucinante situazione di compressione dei diritti con malessere interiore.

Ho avuto una pacata discussione iniziata sul profilo di un personaggio pubblico con un signore di mezza età, il quale appena ha percepito il mio desiderio desiderio di libertà, ha utilizzato un canovaccio tipico di questo periodo che in soldoni diceva: “È colpa di gente come lei se mio padre è morto“.

Ebbene sì tratta di un’accusa pesante, che mi ha colpito molto.

Eppure non mi sembra di aver avuto mai comportamenti irresponsabili, non credo che le mie idee nuocciano al prossimo anche perché non è mia intenzione quella di andare a fare i festini, ma quella di uscire, nemmeno sempre, per andare dove mi pare in sicurezza, senza quella pressione mentale che mi assale ogni volta pensando che sto compiendo un illecito.

Purtroppo per me, ma credo anche per tante altre persone, questa situazione mi sta generando uno stato di malessere morale che proviene da un profondo senso di ingiustizia.

Come è mai possibile che il binomio libertà/contagi abbia permeato così tanto la psiche delle persone le quali, come reazione, hanno spontaneamente diviso il mondo in due categorie di cittadini costituite da reclusi e festanti?

Eppure in mezzo c’è un intero universo la cui compressione dei diritti ha annientato l’esistenza, poiché nella stragrande maggioranza dei casi, essa si è trasformata in impoverimento.

Ecco che ritorniamo al cappello di questo post: i media e la politica hanno creato un mostro e quel mostro sono io; io e “tutti quelli come me”, come diceva il signore che ho descritto prima.

Eppure quando mi guardo allo specchio, quando mi giro ed osservo “tutti quelli come me”, non vedo mostri ma cittadini angosciati che sono ben coscienti che il virus esiste, così come sono consapevoli di quanto esso sia stato usato come panacea di tutti i mali.

Io non ci sto, io devo reagire. Non sono un provocatore, non posso permettermi di esserlo perché ho una famiglia, non andrò a spasso per ore ed ore nel tentativo di farmi multare per poi intentare la strada del ricorso giudiziario che, stando alle ultime sentenze, potrebbe anche darmi ragione.

Io non voglio avere ragione, io voglio giustizia. Io farò di più.

Presenterò denuncia presso la Procura della Repubblica nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri perché voglio che qualcuno paghi per le pressioni morali che sto vivendo e per la definizione di “mostro” che mi è stata attribuita, ma che non mi appartiene.

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