Non perderò troppo tempo per introdurre questo articolo che vuole evidenziare con quanta violenza e supponenza, Germania e Francia si siedono e scelgono in due i destini di ventisette Stati membri della UE.

Dico solo che questo sta accadendo proprio in questi giorni ed è tutto a discapito del popolo. Naturalmente.

Dalle notizie che ho raccolto in rete, ho appreso che da un accordo tra Merkel e Macron, è nato un programma europeo di finanziamenti denominato “Eurobudget” che andrà ad occupare uno dei posti compresi all’interno del complesso ingranaggio che costituisce il bilancio comunitario.

La domanda che sorge spontanea è: cosa andrà a finanziare? La risposta è: “Le riforme” Oibò, direbbe il mitico Totò, ma quali riforme? Quelle stabilite dal Semestre Europeo.

È arabo? Ci prendono per il culo? Significa qualcosa? Ebbene sì. Pare non significhi nulla, invece dentro c’è tutto. Questo nuovo accordo siglato dai due paesi padroni dell’Unione, indicherebbe i paletti e le linee guida da seguire in una eventuale trattativa con gli altri Ministri delle economie d’Europa. In poche parole l’Eurobudget è un programma mediante il quale, per accedere ai finanziamenti, i paesi membri della UE, dovranno attuare delle riforme nazionali che verranno indicate dalla Commissione Europea e dai piani di investimento legati al semestre europeo.

Molto semplicemente, per accedere ai fondi Ue, ci chiederanno di realizzare quelle riforme previste nelle pianificazioni semestrali che distruggeranno ancora di più il nostro stato sociale, mineranno maggiormente i diritti che i nostri padri hanno ottenuto dopo anni di lotte e sacrifici e, cosa ancor più grave, indeboliranno il già alleggerito peso del pubblico nei più svariati settori della nostra vita, presenza che tuttora garantisce ai cittadini meno abbienti dei singoli Stati membri, alcuni standard minimi di accesso e fruizione. Il tutto a vantaggio delle solite entità private transnazionali meglio conosciute con il nominativo di “multinazionali”.

Ancora una volta quindi in nome della crescita, questo spauracchio che gira incontrastato nelle segreterie e negli uffici della UE, dovremmo rinunciare a fette del nostro welfare. Insomma, nel momento in cui si necessita di maggiore giustizia sociale per ridurre il baratro tra i ricchi e i poveri, il sistema liberista dominante cala la sua scure fatta di capitali, sui nostri diritti sociali. Ma questo lo sapevamo già. Già sapevamo che dovevamo difenderci da questa aggressione.

Quello che oggi cambia però è che per scelta de lIl Gatto e la Volpe”, per accedere ad un fondo strutturale, uno Stato membro dell’Unione Europea dovrà accettare di indebolirsi socialmente. Il messaggio che i due giganti lanciano è che non è la qualità della vita dei cittadini a definire lo stato di benessere sociale di una nazione, bensì la capacità di richiamare l’attenzione dei mercati, blandire il capitale dimostrando a chi lo possiede che le riforme si fanno affinché sia garantito acquisire, comprare, snaturalizzare, privatizzare e delocalizzare in piena tranquillità.

Lo vuole la UE.

Quello che allora mi chiedo è, qualora non sia possibile riformare questa Unione in senso solidale, qualora non si riesca a dare una sterzata alla deriva liberista che è destinata a gettare la nostra società nello scompiglio creando eserciti di poveri “produttori di reddito” che un tempo sarebbero stati definiti “proletari”, a fronte di una ristretta élite di detentori di ricchezza che una volta sarebbero stati definiti “padroni”, quale carta rimane a chi non vuole piegarsi non identificandosi con il sistema, scegliendo di non omologarsi? L’ultima carta disponibile è quella che fa saltare il banco togliendo sangue al moribondo: l’uscita. Con l’uscita saltano tutti, anche il banco.