Quale società il coronavirus ci lascerà in eredità? Sarà un mondo migliore o peggiore e quali saranno le differenze tra il prima e il dopo virus?

Per questi e tanti altri interrogativi vorrei avere una risposta preventiva o almeno una base di ragionamento dalla quale partire ma l’unica convinzione che attualmente ho, è che il sentiero che porta ad una società veramente diversa e migliore rispetto a quella che conosciamo, è stretto e difficile da percorrere per due ordini di motivi: uno perché potrebbe spaventarci visto che conduce ad una società meno ricca dal punto di vista meramente economico, due perché ha bisogno di ricette che dovrebbero essere scritte da persone diverse da quelle che hanno condotto l’odierna società al collasso.

Non cadiamo infatti nella tentazione di credere che gli eventi degli ultimi anni non siano collegati, sia su vasta che su piccola scala.

In breve tempo abbiamo assistito ad un innalzamento anomalo delle temperature con livelli di 20 gradi mai raggiunti in Antartide; immensi incendi sui territori e nelle foreste (ricordiamo quelli in Siberia, in Australia e nell’eterna Amazzonia) che hanno letteralmente devastato migliaia di chilometri quadrati di verde ed ucciso centinaia di migliaia di animali; mareggiate distruttive che hanno restituito litorali sommersi dalla plastica; alluvioni che hanno messo in ginocchio intere comunità e valanghe in zone di montagna dove abitualmente ci si riteneva al sicuro ed infine, l’arrivo della pandemia mondiale.

Si tratta purtroppo di un insieme di sintomi che ci descrivono quanto il mondo sia malato e quanto sia illusoria la condizione di crederci sani o al sicuro in un simile contesto.

Non posso, anche con una certa delizia, fare a meno di notare quanto il vento stia cambiando e come stia iniziando a soffiare sulle posizioni che fino ad oggi pochi folli hanno avuto la forza ed il coraggio di occupare, e mi riferisco alla crescita esponenziale di sentimenti euroscettici. Tuttavia bisogna far bene attenzione a non cadere nella trappola gattopardesca di voler sostituire un sistema con un suo gemello, diversamente vestito.

È il neoliberismo, sistema di cui l’Unione Europea è una derivazione, il nemico da abbattere.

Non possiamo infatti credere di poter pensare di cambiare il mondo senza aver cambiato il modello sociale di riferimento. Abbiamo bisogno di vivere in un mondo più solidale ed assolutamente meno egoistico, dove il fine ultimo sia il benessere e non la ricchezza.

Per questo dobbiamo evitare che persone come Mario Draghi ed altri burocrati euroinomani assumano cariche di governo e, qualora ciò dovesse avvenire, tutti insieme opporre resistenza ad oltranza con azioni politiche ed intellettuali alternative, volti continuamente a smascherare la grande truffa globale che essi proclamano.

Il sentiero è stretto e tortuoso e molti avranno paura o verranno attratti da false sirene, tuttavia la strada è quantomeno segnata ed i buoni esempi non mancheranno. Mettiamoci in marcia!