I fatti di maggior rilievo in tema di politiche internazionali di questo periodo riguardano la questione Venezuelana e lo scontro diplomatico tra Italia e Francia che solo apparentemente inizia con l’appoggio di Luigi Di Maio ai gilet gialli, ma che in realtà ha radici molto più profonde ed oscure. Pur non essendo evidente, una sottile linea rossa unisce queste due situazioni, in quanto al di là delle pretese delle rispettive parti, appare chiaro che c’entrano l’approvvigionamento energetico e l’utilizzo delle materie prime di entrambi gli Stati.

Iniziamo in questo primo articolo, con una valutazione della situazione venutasi a creare in Venezuela, dove un parlamentare di nome Guaidò, si è svegliato ed ha deciso di autoproclamarsi presidente “ad interim”. Con la rapidità del serpente a sonagli, con un atto che lascia ben comprendere di chi fosse stata la regia di questa operazione, gli Stati Uniti d’America per bocca del presidente Trump hanno riconosciuto la legittimità di Guaidò.

Con questa ingerenza negli affari di uno stato sovrano come il Venezuela, gli americani che sono abituati ad utilizzare questi metodi, hanno così deciso di appoggiare un bell’ingegnere fighetto formatosi negli USA e sostenuto da qualche decina di migliaia di cittadini, dichiarando illegittimo il presidente in carica legittimamente eletto Maduro. Ora lasciamo da parte le giustissime questioni riguardanti le violazioni del diritto internazionale sollevate da tutti i blog di informazione non schierati con il mainstream che grazie alla rete sono venute prepotentemente fuori visto che come da copione sono state taciute dai grandi media tradizionali; lasciamo da parte la stragrande maggioranza delle Nazioni del mondo che non hanno riconosciuto Guaidò, guidate da Russia, Cina ed India, tre superpotenze che, grazie a Dio, stanno costruendo un pianeta multilaterale non più dominato da un solo paese; lasciamo da parte il modo servile in cui tutti i Paesi occidentali (tranne l’Italia) si sono precipitati su indicazione del padrone americano a riconoscere la validità di quello che a mio avviso è un vero e proprio colpo di stato, facciamo una sintetica descrizione della situazione del Venezuela.

Il Venezuela è una nazione di poco più di 30 milioni di abitanti 5 dei quali residenti nella capitale Caracas. Nel 1958, dopo una fase dittatoriale militare inizia la sua esperienza democratica fini a quando nel 1999 elegge il socialista Hugo Chávez il quale, inizia sin da subito a promuovere la sua visione di socialdemocrazia, basata su una visione integrata dell’America Latina, in contrapposizione alla globalizzazione liberista ed all’imperialismo statunitense. In patria, Chávez si è impegnato in speciali missioni cosiddette Bolivariane, i cui obiettivi erano quelli di combattere le malattie, l’analfabetismo, la malnutrizione, la povertà e gli altri mali sociali. In politica estera, Chávez si è mosso al di fuori della sfera d’influenza americana, sostenendo modelli di sviluppo economico alternativi e richiedendo la cooperazione dei paesi più poveri del mondo, specialmente quelli latino-americani.

Vi lascio quindi immaginare la reazione degli USA a simili politiche protezionistiche, essendo il Venezuela il quinto Stato per produzione di barili di petrolio. Con quella politica Chávez dichiarava che il greggio del Venezuela era del popolo venezuelano. Attenzione perché anche i paesi arabi dichiarano la stessa cosa, solo che il loro rifiuto della democrazia e il loro status quo assolutistico fanno si che solo una determinata élite, la nobiltà, si arricchisca grazie ai benefici derivanti dal petrolio.

Per tutta risposta gli Stati Uniti d’America hanno sottoposto il Venezuela ad una serie di rigidissime sanzioni economiche che hanno messo in ginocchio il paese privandolo di cibo, medicinali e altri prodotti utili al normale svolgimento della vita di una nazione pacifica. Tali restrizioni hanno fatto si che il malcontento aumentasse fino a sfociare dopo la morte di Hugo Chávez nel 2013 e l’elezione del suo successore Nicolàs Maduro in vere e proprie rivolte popolari contro lo stato bolivariano del Venezuela.

Tutto quello che sta capitando nelle ultime settimane è soltanto la punta dell’iceberg di una serie di ingerenze americane (e dei loro lacchè occidentali) che con la loro arroganza e la loro fame di risorse hanno “invaso” la sovranità di una nazione libera che è stata volontariamente telecomandata verso il precipizio.

Come si fa a costringere una nazione “antipatica” e non omologata a piegarsi al volere degli occidentali? La di riduce alla fame con le sanzioni economiche, si finanziano in maniera arbitraria ed al di là di ogni regola del diritto internazionale la parte di opposizione interna che maggiormente si confà alle esigenze dei finanziatori, l’opposizione grazie ai fondi provenienti dall’estero si crea un seguito ed inizia a portare gente in strada contro le istituzioni rese già deboli dall’embargo, fino a quando non si procede al golpe che viene immediatamente riconosciuto delle canaglie che sono in cabina di regia.

Tale progetto stavolta è riuscito solo in parte perché quei paesi in via di sviluppo che tante volte noi occidentali additiamo come poco democratici, hanno intravisto dietro tutta questa situazione, un enorme gioco di potere che incurante del diritto internazionale ha tentato di rovesciare un governo legittimamente eletto.

Per quanto riguarda l’Italia, sono orgoglioso dell’adesione della nostra nazione al gruppo di lavoro voluto dall’Uruguai e dal Messico che ha lo scopo di favorire una transizione basata sul dialogo che prescinda da, sovvertimento dello status quo. La posizione dell’Italia sarebbe anche potuta essere più rigida se non fosse stato per la posizione di Matteo Salvini il quale ha posto la Lega in una posizione più vicina a Guaidò e quindi molto più filoamericana.

Anche il Vaticano è della stessa opinione dell’Italia e voglio a questo punto sottolineare che nessuna nazione straniera, né tantomeno il golpista Guaidò, hanno voluto richiamare il Papa ad assumere una posizione più “amica”, così come invec hanno fatto con l’Italia.

Pertanto, per tutto quanto esposto, non posso non condannare il colpo di stato di Guaidò è l’atteggiamento invadente, sbagliato e soprattutto non supportato da alcuna regola del diritto, assunta dagli Stati Uniti e dai suoi alleati.

Ok Nella prossima puntata parlerò della Libia e dei punti d’unione che collegano questo paese africano alla Repubblica Bolivariana del Venezuela. Dobbiamo abituarci ad assistere a conflitti sempre più basati sull’approvvigionamento energetico e delle materie prime, e dobbiamo essere pronti ad essere onesti nell’identificare queste situazioni per quello che sono: violazioni del diritto internazionale.