In una delle loro solite assurde questioni di predominio commerciale, gli Stati Uniti hanno chiesto alle autorità italiane, senza fronzoli, così come è modo di fare delle potenze imperialiste, di estromettere Huawei dalla rete di aziende che effettuano ricerca nel campo della rete internet super veloce 5G sul nostro territorio nazionale.

Il tutto nasce da un pretesto inventato ad arte che vede gli USA, nella solita veste inquisitoria, accusare il gigante tecnologico cinese di aver aggirato l’embargo inflitto dagli States all’Iran. Inoltre, sempre secondo gli americani, esiste una legge cinese che imporrebbe alle società di telecomunicazioni di condividere i dati raccolti nella propria attività, con l’intelligence di Pechino, cosa però dichiarata altamente improbabile ed assolutamente gestibile dagli 007 inglesi. Intanto un primo capitolo di questa vicenda si è già svolto in Canada, dove per mandato degli Statunitensi, Meng Wazhou, la figlia del numero uno di Huawei, nonché direttrice finanziaria dell’azienda, è stata tratta in arresto ed è tuttora in consegna alle autorità locali.

Gli USA inoltre stanno spingendo fortemente sull’acceleratore delle pressioni internazionali e private ed i risultati già si vedono: Australia e Nuova Zelanda hanno estromesso Huawei dalla ricerca mentre Vodafone ha annunciato la sospensione dell’acquisto di componenti relative al 5G di fabbricazione Huawei.

Ma veniamo a noi; questa velleitaria richiesta da parte dell’amministrazione di Trump, pare abbia messo a soqquadro il settore tecnologico del MISE, dove erano tutti contenti di aver costruito ottimi rapporti con Huawei e con la Cina, relazioni che hanno generato in questi anni proficue collaborazioni. Le recenti visite del Ministro Di Maio in Cina e la prossima visita a Marzo del presidente Cinese Xi Jinping che ha scelto l’Italia come prima tappa del suo viaggio europeo, testimoniano la solidità dei rapporti e il desiderio di rafforzare sempre di più le nostre relazioni commerciali; un eventuale assenso delle nostre istituzioni a questa assurda pretesa di Donald Trump, ci costerà molto più della la fine di ogni tipo di rapporto finora intrattenuto, ma ci precluderebbe qualsiasi altra collaborazione futura con questa nuova superpotenza mondiale, non solo nel campo della tecnologia.

Inoltre, non si tratta soltanto di preservare la propria serietà e credibilità, l’Italia è purtroppo di nuovo chiamata a difendere la propria sovranità dai tentativi di ingerenza di soggetti stranieri che si definiscono nostri “alleati”. Soggetti che tra l’altro hanno dimostrato più volte di saper trattare con i loro peggiori nemici quando c’è da fare affari miliardari, a discapito di tutti gli altri partner.

Ritengo che l’Italia non ci debba stare ed auspico che il Governo Conte gestisca questa situazione nell’esclusivo interesse degli italiani.

Gli Stati Uniti devono capire che il mondo è cambiato e che sullo scenario internazionale non sono più gli unici attori. Altre potenze come Russia, Cina e India sono ormai leaders internazionali anche affidabili; proprio ad essi, spesso accusati dal “civile” e “progredito” Occidente di avere adottato comportamenti non democratici, è affidato il compito di dare al nostro pianeta un aspetto multilaterale basato non più su un solo modello dominante.

Mai come ora mi sento di condividere una delle ultime affermazioni dell’amministratore delegato di Huawei Ren Zhengfei il quale in una recente uscita pubblica ha dichiarato che l’America è solo una parte del mondo e che la sua azienda avrebbe comunque continuato ad investire.