Chi non ha mai sentito parlare del grandissimo Roger Waters, mitico cofondatore della storica band britannica dei Pink Floyd che a partire dagli anni ‘60 ha riscritto le tendenze musicali sua loro epoca. Roger ha due grandi caratteristiche personali: una strabiliante capacità di creare musica ed una altrettanto brillante abilità nel creare testi ricalcanti le impegnative tematiche delle quali i Pink Floyd imperniavano i loro album.

Roger Waters però è anche un uomo straordinario che non ha mai avuto paura di dire la verità, alienandosi gran parte del jet set musicale degli ultimi 20 anni che ha deciso di stare costantemente dalla parte del mainstream, un esempio su tutti gli U2. Soltanto la sua elevata statura morale, unita al suo modo graffiante di raccontare la verità, gli ha consentito di essere un vero e proprio punto di riferimento per tutte quelle persone che non credono istintivamente alle notizie, così come presentateci dai media tradizionali.

Roger Waters non ha mai avuto problemi a nascondere di avere idee socialiste, ma soprattutto è stato sempre uno strenuo inquisitore delle politiche espansionistiche occidentali. Nei primi anni ‘80 non ebbe remore nell’inserire in “The Final Cut” una pesante critica all’aggressione inglese nei confronti dell’Argentina per la vicenda delle Falkland, così come non lesinò critiche a George Bush e a Tony Blair in occasione della guerra in Iraq, basata come poi si seppe, su un falso dossier dei servizi inglesi sulla presenza di armi chimiche nell’arsenale di Saddam, armi cercate ovunque e mai trovate.

Le battaglie più importanti di Roger Waters però sono sempre state sulla questione palestinese e sull’occupazione di Israele dei territori della Palestina. Waters ha detto e fatto di tutto in merito: ha condannato il muro, ha boicottato i prodotti israeliani, ha mandato a monte concerti in Israele, ha criticato il sionismo delle amministrazioni americane e si è dato ad interviste con dichiarazioni di fuoco: “Ciò che gli israeliani fanno ai palestinesi è simile a quello che gli ebrei dovettero subire nella Germania degli anni ‘30”.

Memorabile resta il simbolo della stella di Davide impressa sul maiale simbolo del suo tour “The Wall”. Ciò gli ha causato pesanti critiche di antisemitismo, accuse che Waters ha sempre sdegnosamente respinto.

La lotta di Waters contro l’imperialismo che non conosce sosta ne quartiere, negli ultimi anni si è incentrata sulla figura di Donald Trump. Il Presidente degli Stati Uniti è stato dipinto in ogni modo, sia con strali durissimi, che con la sottile ironia.

L’ultima puntata riguarda il Venezuela, di cui ho già scritto su questo blog. La rockstar si è schierata contro il concerto “Venezuela Aid Live” organizzato dal miliardario Branson, patròn della compagnia aerea Virgin per presunti scopi umanitari. Secondo il musicista, l’iniziativa “Non ha nulla a che fare con la democrazia e la libertà” del popolo venezuelano.

Tutto questo non ha nulla a che vedere con gli aiuti umanitari. Tutto questo ha che fare solo con Richard Branson. Con gli Stati Uniti che hanno deciso di prendere il controllo del Venezuela a qualunque costo, tutto questo non ha nulla a che fare
con i bisogni del popolo venezuelano. Nulla a che vedere con la democrazia. Nulla a che vedere con la libertà. Nulla a che vedere con gli aiuti umanitari. Ho amici che sono a Caracas proprio in questo momento. Non c’è nessuna dittatura, nessun arresto di massa dell’opposizione, nessuna soppressione della stampa anche se la narrativa dominante dice altro. Volete un’altra Libia, un’altra Siria o un altro Iraq? Io no e sicuramente il popolo venezuelano non lo vuole
“.

Vedi qui il video integrale di Waters a cura de L’Antidiplomatico

Queste sono state le parole di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, parole ricche di onestà intellettuale che smascherano questa operazione in corso in Venezuela che non è contemplata in alcun trattato internazionale.

Lunga vita a Roger Waters, Dio salvi Roger Waters!!!h