Il Presidente del Consiglio Mario Draghi

Ha avuto ragione il direttore del Corriere Fontana il quale ha scritto che quello di Draghi non è stato un discorso tecnico ma politico. Credo che lo sia stato a tutti gli effetti, solo che il buon Fontana gode a scriverne, poiché a godere è Urbano Cairo, padrone del Corriere della Sera, colui cioè che nei primi giorni della pandemia invitava i manager delle sue aziende ad essere predatori, in quanto la crisi da coronavirus era da considerarsi una opportunità dal punto di vista degli affari. Aveva ben capito Cairo che bastava presentarsi con i soldi in mano per comprare un’azienda in difficoltà, svalutandola a proprio uso e consumo.

Ecco, è più o meno questa la ricetta che ieri Draghi ha sciorinato al Senato, al cospetto della più grande maggioranza mai vista prima in Italia, il Nuovo Partito Unico Europeista (NPUE) che mette insieme tutto ed il contrario di tutto: un ammasso informe di persone in preda a raffiche di crisi mistiche per le quali hanno più volte cambiato fede ed opinione e la cui parola ormai non vale più nulla.

Tralasciando il ragionamento scontato seppur importante riguardante le solite ciance sull’irreversibilità dell’Euro e sull’europeismo euroinomane, quello che salta bene all’occhio è la visione di una società moderna triste, incolore e senza alcun dio al di fuori del danaro e dove il concetto di Patria svanisce, annacquato in una miscela costituita da omologazione e pensiero unico, dove tutto ciò che è “tradizione” viene strappato e completamente eradicato dalla società.

Una società dove il lavoro perde la sua connotazione sociale e diventa mero strumento di reperimento del reddito; dove la fantasia non è altro che un metodo per essere più competitivi; dove il tempo non ha altra funzione se non quella di misurare le prestazioni produttive; dove la casa non è più quel nido accogliente che è sempre stato ma diventa un semplice alloggio dove fare riposare le stanche membra; dove alla donna viene assegnato il solo ruolo all’interno della catena di montaggio, ignorando totalmente il fatto che essa sia stata nella storia l’architrave della famiglia.

La famiglia sì, grande valore questo volutamente assente nel discorso di Draghi, poiché riconoscerne l’esistenza comporta l’implicita legittimazione del concetto di radici che è agli antipodi della società liquida teorizzata da economisti e banchieri di scuola neoliberista di cui Draghi è degno interprete.

Che Italia verrà fuori dalla cura di Mario Draghi? Certamente un posto in cui convivono poche centinaia di ricchi, e quando dico ricchi intendo dire potenti, e svariati milioni di poveri e quando dico poveri intendo dire persone che pensano di avere qualcosa, chi più e chi meno, ma che invece non hanno nulla, esattamente come il popolo nella scena del discorso di Don Bastiano nel grandissimo film di Monicelli “Il Marchese del Grillo”.

Mi sono segnato diversi punti dell’allucinante discorso di Draghi, a partire da quello in cui dice che bisognerà scegliere quale azienda far sopravvivere e quale lasciare morire, un discorso mostruoso che assomiglia molto alle paure che nei primi tempi della pandemia avevamo tutti e cioè che si arrivasse al punto in cui negli ospedali si dovesse arrivare scegliere chi curare e chi lasciare al suo destino. Allora tutti si indignarono, ieri invece il Nuovo Partito Unico Europeista si è spellato le mani in applausi; che spettacolo angosciante!

Approfitterò dei prossimi giorni per studiare, meditare e riflettere sulle parole del primo ministro, dopodiché su questo mio blog personale proverò a fare delle valutazioni personali, se avrete piacere di leggerle, vi do appuntamento qui.

Per ora posso solo invitare tutti a tenere alta l’attenzione e ad essere vigili e pronti alla resistenza.